Google sta sviluppando G APP, rendendo assolutamente compatibili ed identici i documenti creati. Non credo che Microsoft non farà denunce ai suoi ex dipendenti che hanno realizzato il progetto. Per ora il progetto è disponibile solo su invito, ma son convinto che a breve sarà online.
In Italy sicuramente ci saranno le solite resistenze dai 50 milioni di esperti di tutto in particolare informatici.
mercoledì 1 dicembre 2010
lunedì 28 giugno 2010
Ftth google
Da seguire questa sperimentazione google
http://googleblog.blogspot.com/2010/02/think-big-with-gig-our-experimental.html
http://googleblog.blogspot.com/2010/02/think-big-with-gig-our-experimental.html
martedì 13 aprile 2010
illuminante!
Questa ipotesi è così illuminante che non posso fare a meno di pubblicarla.
The Foundation of the General Theory of Relativity
ANNALEN Der Phisik 1916
14. The Field Equations of Gravitation in the Absence of Matter
We make a distinction hereafter between " gravitational field " and " matter " in this way, that we denote everything but the gravitational field as " matter." Our use of the word therefore includes not only matter in the ordinary sense, but the electromagnetic field as well.
Our next task is to find the field equations of gravitation in the absence of matter.
The Foundation of the General Theory of Relativity
ANNALEN Der Phisik 1916
14. The Field Equations of Gravitation in the Absence of Matter
We make a distinction hereafter between " gravitational field " and " matter " in this way, that we denote everything but the gravitational field as " matter." Our use of the word therefore includes not only matter in the ordinary sense, but the electromagnetic field as well.
Our next task is to find the field equations of gravitation in the absence of matter.
Finalmente!
Finalmente ho capito!!
Nella relatività speciale, i sistemi inerziali sono TUTTI equivalenti: non mi accorgo quale dei due sistemi è in moto e le velocità degli oggetti si sommano. Non esiste un'esperienza che mi faccia supporre che un sistema è assoluto: RELATIVITA' GALILEIANA.
Ma c'è un'eccezione! Se faccio qualche esperimento o ragionamento con la luce, verifico, senza ombra di dubbio, che la velocità della luce in un sistema inerziale non si somma con la velocità del mezzo: ovvero se metto una lampadina su un treno e misuro la velocità della luce dal riferimento "fermo" cioè da terra, trovo sempre c sia nel verso della velocità del treno che in verso opposto. Questo significa che la velocità della luce non si somma con niente altro ovvero la velocità della luce è la stessa sia per i sistemi "fermi" che in movimento! Questo sarebbe un paradosso se Eintein, assieme al valido contributo di Lorentz, per far tornate i conti, non avesse fatto l'ipotesi che il tempo non è assoluto ma è relativo! Questa è la novità e cioè: il tempo non è un assoluto ma è funzione, dipende, aumenta o diminuisce, a seconda della velocità fisica dell'orologio che lo misura. Un orologio in movimento misura il tempo più lentamente.
Questo che sembra metafisica è ampiamente verificato nella vita delle particelle elementari negli acceleratori.
Ma il finalmente non era riferito a questo, bensì alla relatività generale.
Einstein qui, in qualche modo fa un ragionamento analogo:
- elimina la terra
- al suo posto ci mette una stanza, senza finestre perchè non deve vedere cosa succede all'esterno!
- all'esterno c'è un angelo o diavolo ( non è vero mi piace dirlo ) che tramite una robusta fune tira in una direzione e con una forza costante la stanza verso l'alto.
- il signore all'interno pensa di essere in un campo gravitazionale.
- e fin qui nulla di strano
- torniamo a giocare con la luce
- spara un fascio di luce in orizzontale
- INCREDIBILE! il fascio non va in orizzontale, ma cade verso il basso.
- ma la luce non RISENTE della gravità e allora?
- per spiegare questo strano fenomeno c'è solo un'ipotesi: lo spazio non è assoluto, ma relativo ed influenzato dalla presenza della materia. La luce che viaggia rigorosamente in linea retta quando si trova in prossimità di una massa gravitazionale varia lo spazio di riferimento e per questo si curva nella direzione della massa.
Anche questo fenomeno
-
Nella relatività speciale, i sistemi inerziali sono TUTTI equivalenti: non mi accorgo quale dei due sistemi è in moto e le velocità degli oggetti si sommano. Non esiste un'esperienza che mi faccia supporre che un sistema è assoluto: RELATIVITA' GALILEIANA.
Ma c'è un'eccezione! Se faccio qualche esperimento o ragionamento con la luce, verifico, senza ombra di dubbio, che la velocità della luce in un sistema inerziale non si somma con la velocità del mezzo: ovvero se metto una lampadina su un treno e misuro la velocità della luce dal riferimento "fermo" cioè da terra, trovo sempre c sia nel verso della velocità del treno che in verso opposto. Questo significa che la velocità della luce non si somma con niente altro ovvero la velocità della luce è la stessa sia per i sistemi "fermi" che in movimento! Questo sarebbe un paradosso se Eintein, assieme al valido contributo di Lorentz, per far tornate i conti, non avesse fatto l'ipotesi che il tempo non è assoluto ma è relativo! Questa è la novità e cioè: il tempo non è un assoluto ma è funzione, dipende, aumenta o diminuisce, a seconda della velocità fisica dell'orologio che lo misura. Un orologio in movimento misura il tempo più lentamente.
Questo che sembra metafisica è ampiamente verificato nella vita delle particelle elementari negli acceleratori.
Ma il finalmente non era riferito a questo, bensì alla relatività generale.
Einstein qui, in qualche modo fa un ragionamento analogo:
- elimina la terra
- al suo posto ci mette una stanza, senza finestre perchè non deve vedere cosa succede all'esterno!
- all'esterno c'è un angelo o diavolo ( non è vero mi piace dirlo ) che tramite una robusta fune tira in una direzione e con una forza costante la stanza verso l'alto.
- il signore all'interno pensa di essere in un campo gravitazionale.
- e fin qui nulla di strano
- torniamo a giocare con la luce
- spara un fascio di luce in orizzontale
- INCREDIBILE! il fascio non va in orizzontale, ma cade verso il basso.
- ma la luce non RISENTE della gravità e allora?
- per spiegare questo strano fenomeno c'è solo un'ipotesi: lo spazio non è assoluto, ma relativo ed influenzato dalla presenza della materia. La luce che viaggia rigorosamente in linea retta quando si trova in prossimità di una massa gravitazionale varia lo spazio di riferimento e per questo si curva nella direzione della massa.
Anche questo fenomeno
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lunedì 5 aprile 2010
venerdì 19 febbraio 2010
martedì 2 febbraio 2010
URSUS PONTOON
Pontone Ursus
Il progetto originario dell’Ursus risale agli inizi del 1900 e prevedeva la costruzione di un pontone-gru galleggiante a portale fisso e capacità di sollevamento fino a 350 tonnellate. Il ministero dell’Imperiale Marina di Vienna aveva promesso i fondi per il suo realizzo, ma la scelta andò a collidere con la dichiarazione della Prima guerra mondiale il 28 luglio 1914.
Venne così a cedere il finanziamento ministeriale, ma ciononostante lo Stabilimento tecnico Triestino – Cantiere San Marco decise di procedere autonomamente alla realizzazione del progetto. Impostato nell’aprile del 1913, l’«Ursus» fu varato il 28 gennaio 1914 e per tutto il periodo bellico rimase inoperoso all’ormeggio, utilizzato soltanto come galleggiante per il deposito e lo stoccaggio dei materiali e delle sezioni di sommergibili e altro naviglio militare commissionati al cantiere. Col passaggio di Trieste all’Italia si aprirono nuovi scenari, a maggior ragione dopo che, finita la grande crisi del 1929, erano ripresi i viaggi marittimi, soprattutto quelli riservati ai passeggeri. L’introduzione di nuove tecnologie nelle costruzioni navali fecero improvvisamente tornare d’attualità l’«Ursus», su cui fu installato un sistema di propulsione autonoma con un braccio di sollevamento a torre girevole per una portata di 150 tonnellate. Nel dicembre 1931 il pontone entrava in servizio e veniva subito impiegato nell’allestimento del transatlantico «Conte di Savoia». Negli anni tra le due guerre mindiali l’«Ursus» si divideva tra i cantieri di Trieste e Monfalcone e fu anche impegnato nella realizzazione delle dighe foranee a protezione del Porto nuovo triestino. Nonostante i bombardamenti che nella seconda guerra mondiale interessarono massicciamente anche Trieste, l’«Ursus» ne uscì virtualmente indenne, così come sfuggì, il 20 maggio a un maldestro tentativo di furto delle truppe di Tito, sventato da un pattugliatore inglese che lo intercettò al largo di Salvore. Massiccio fu l’impiego del pontone nell’immediato dopoguerra, quando si trattava di rimuovere le carcasse di numerose navi affondate nel golfo di Trieste, che rendevano problematica la navigazione, e fu sempre l’«Ursus» a togliere le reti antisommergibile sistemate a protezione del porto, comprese le mine che si erano incastrate nelle loro maglie. L’«Ursus» fu attivo anche nella costruzione di nuove panchine portuali quali quella dell’Ilva (ora Ferriera) e dei bacini in muratura nei cantieri di Trieste e Monfalcone. Negli anni ’60 e ’70 non ci fu cantiere lungo l’Adriatico che non ne vide la presenza. L’ultimo restauro grosso arrivò nel 1975 quando al pontone venne rifatta la parte di scafo comprendente i doppi fondi e vennero sostituiti gli originari motori con altri diesel di nuova tipologia, molto più leggeri. L’«Ursus» con la crisi della cantieristica, fu messo in disarmo alla fine del 1994 e rimase in attesa di demolizione all’Arsenale San Marco fino a che partì il progetto legato al suo recupero, portato avanti dalla Guardia costiera ausiliaria. Il resto è storia recente
Caratteristiche:
Stazza lorda: 1.505 tonnellate
Dimensioni di stazza: 53,75x23,68x3,90 metri
Apparato motore: diesel elettrico su 2 eliche
Potenza: 400 cavalli per asse ( dal 1975 è stato sostituito l'apparato motore e la potenza portata a 750 cavalli per asse)
Velocità: 4 nodi
Capacità di sollevamento: gancio principale max 150 ton, gancio secondario 50 ton, gancio del carrello scorrevole 10 ton
Altezza massima della gru: 75 metri
|tratto da informatrieste.eu|
|tratto da betasom.it|
Il progetto originario dell’Ursus risale agli inizi del 1900 e prevedeva la costruzione di un pontone-gru galleggiante a portale fisso e capacità di sollevamento fino a 350 tonnellate. Il ministero dell’Imperiale Marina di Vienna aveva promesso i fondi per il suo realizzo, ma la scelta andò a collidere con la dichiarazione della Prima guerra mondiale il 28 luglio 1914.
Venne così a cedere il finanziamento ministeriale, ma ciononostante lo Stabilimento tecnico Triestino – Cantiere San Marco decise di procedere autonomamente alla realizzazione del progetto. Impostato nell’aprile del 1913, l’«Ursus» fu varato il 28 gennaio 1914 e per tutto il periodo bellico rimase inoperoso all’ormeggio, utilizzato soltanto come galleggiante per il deposito e lo stoccaggio dei materiali e delle sezioni di sommergibili e altro naviglio militare commissionati al cantiere. Col passaggio di Trieste all’Italia si aprirono nuovi scenari, a maggior ragione dopo che, finita la grande crisi del 1929, erano ripresi i viaggi marittimi, soprattutto quelli riservati ai passeggeri. L’introduzione di nuove tecnologie nelle costruzioni navali fecero improvvisamente tornare d’attualità l’«Ursus», su cui fu installato un sistema di propulsione autonoma con un braccio di sollevamento a torre girevole per una portata di 150 tonnellate. Nel dicembre 1931 il pontone entrava in servizio e veniva subito impiegato nell’allestimento del transatlantico «Conte di Savoia». Negli anni tra le due guerre mindiali l’«Ursus» si divideva tra i cantieri di Trieste e Monfalcone e fu anche impegnato nella realizzazione delle dighe foranee a protezione del Porto nuovo triestino. Nonostante i bombardamenti che nella seconda guerra mondiale interessarono massicciamente anche Trieste, l’«Ursus» ne uscì virtualmente indenne, così come sfuggì, il 20 maggio a un maldestro tentativo di furto delle truppe di Tito, sventato da un pattugliatore inglese che lo intercettò al largo di Salvore. Massiccio fu l’impiego del pontone nell’immediato dopoguerra, quando si trattava di rimuovere le carcasse di numerose navi affondate nel golfo di Trieste, che rendevano problematica la navigazione, e fu sempre l’«Ursus» a togliere le reti antisommergibile sistemate a protezione del porto, comprese le mine che si erano incastrate nelle loro maglie. L’«Ursus» fu attivo anche nella costruzione di nuove panchine portuali quali quella dell’Ilva (ora Ferriera) e dei bacini in muratura nei cantieri di Trieste e Monfalcone. Negli anni ’60 e ’70 non ci fu cantiere lungo l’Adriatico che non ne vide la presenza. L’ultimo restauro grosso arrivò nel 1975 quando al pontone venne rifatta la parte di scafo comprendente i doppi fondi e vennero sostituiti gli originari motori con altri diesel di nuova tipologia, molto più leggeri. L’«Ursus» con la crisi della cantieristica, fu messo in disarmo alla fine del 1994 e rimase in attesa di demolizione all’Arsenale San Marco fino a che partì il progetto legato al suo recupero, portato avanti dalla Guardia costiera ausiliaria. Il resto è storia recente
Caratteristiche:
Stazza lorda: 1.505 tonnellate
Dimensioni di stazza: 53,75x23,68x3,90 metri
Apparato motore: diesel elettrico su 2 eliche
Potenza: 400 cavalli per asse ( dal 1975 è stato sostituito l'apparato motore e la potenza portata a 750 cavalli per asse)
Velocità: 4 nodi
Capacità di sollevamento: gancio principale max 150 ton, gancio secondario 50 ton, gancio del carrello scorrevole 10 ton
Altezza massima della gru: 75 metri
|tratto da informatrieste.eu|
|tratto da betasom.it|
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