martedì 2 febbraio 2010

URSUS PONTOON

Pontone Ursus
Il progetto originario dell’Ursus risale agli inizi del 1900 e prevedeva la costruzione di un pontone-gru galleggiante a portale fisso e capacità di sollevamento fino a 350 tonnellate. Il ministero dell’Imperiale Marina di Vienna aveva promesso i fondi per il suo realizzo, ma la scelta andò a collidere con la dichiarazione della Prima guerra mondiale il 28 luglio 1914.
Venne così a cedere il finanziamento ministeriale, ma ciononostante lo Stabilimento tecnico Triestino – Cantiere San Marco decise di procedere autonomamente alla realizzazione del progetto. Impostato nell’aprile del 1913, l’«Ursus» fu varato il 28 gennaio 1914 e per tutto il periodo bellico rimase inoperoso all’ormeggio, utilizzato soltanto come galleggiante per il deposito e lo stoccaggio dei materiali e delle sezioni di sommergibili e altro naviglio militare commissionati al cantiere. Col passaggio di Trieste all’Italia si aprirono nuovi scenari, a maggior ragione dopo che, finita la grande crisi del 1929, erano ripresi i viaggi marittimi, soprattutto quelli riservati ai passeggeri. L’introduzione di nuove tecnologie nelle costruzioni navali fecero improvvisamente tornare d’attualità l’«Ursus», su cui fu installato un sistema di propulsione autonoma con un braccio di sollevamento a torre girevole per una portata di 150 tonnellate. Nel dicembre 1931 il pontone entrava in servizio e veniva subito impiegato nell’allestimento del transatlantico «Conte di Savoia». Negli anni tra le due guerre mindiali l’«Ursus» si divideva tra i cantieri di Trieste e Monfalcone e fu anche impegnato nella realizzazione delle dighe foranee a protezione del Porto nuovo triestino. Nonostante i bombardamenti che nella seconda guerra mondiale interessarono massicciamente anche Trieste, l’«Ursus» ne uscì virtualmente indenne, così come sfuggì, il 20 maggio a un maldestro tentativo di furto delle truppe di Tito, sventato da un pattugliatore inglese che lo intercettò al largo di Salvore. Massiccio fu l’impiego del pontone nell’immediato dopoguerra, quando si trattava di rimuovere le carcasse di numerose navi affondate nel golfo di Trieste, che rendevano problematica la navigazione, e fu sempre l’«Ursus» a togliere le reti antisommergibile sistemate a protezione del porto, comprese le mine che si erano incastrate nelle loro maglie. L’«Ursus» fu attivo anche nella costruzione di nuove panchine portuali quali quella dell’Ilva (ora Ferriera) e dei bacini in muratura nei cantieri di Trieste e Monfalcone. Negli anni ’60 e ’70 non ci fu cantiere lungo l’Adriatico che non ne vide la presenza. L’ultimo restauro grosso arrivò nel 1975 quando al pontone venne rifatta la parte di scafo comprendente i doppi fondi e vennero sostituiti gli originari motori con altri diesel di nuova tipologia, molto più leggeri. L’«Ursus» con la crisi della cantieristica, fu messo in disarmo alla fine del 1994 e rimase in attesa di demolizione all’Arsenale San Marco fino a che partì il progetto legato al suo recupero, portato avanti dalla Guardia costiera ausiliaria. Il resto è storia recente

Caratteristiche:
Stazza lorda: 1.505 tonnellate
Dimensioni di stazza: 53,75x23,68x3,90 metri
Apparato motore: diesel elettrico su 2 eliche
Potenza: 400 cavalli per asse ( dal 1975 è stato sostituito l'apparato motore e la potenza portata a 750 cavalli per asse)
Velocità: 4 nodi
Capacità di sollevamento: gancio principale max 150 ton, gancio secondario 50 ton, gancio del carrello scorrevole 10 ton
Altezza massima della gru: 75 metri



|tratto da informatrieste.eu|
|tratto da betasom.it|

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